Bianco Bianchi - lavorazione e restauro di tavoli e pannelli in scagliola

Bianco Bianchi

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LABORATORIO
Via Lisbona, 4/E
50065 Pontassieve (Firenze)

Tel e Fax: +39 055 8314509

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bianchiscagliola@alice.it

Bianco Bianchi

LA COLLEZIONE

Con il termine di scagliola si fa riferimento sia alla particolare tecnica di intarsio che usa materiali naturali come la polvere di Selenite , pigmenti colorati e colle naturali, mescolati tra loro (da qui il nome meschia), sia ad una varietà della pietra da gesso chiamata appunto Selenite o scagliola, reperibile in natura sotto forma di lamelle o scaglie.

Certe qualità fisiche di questa pietra, come la lucentezza, la trasparenza ed il candore perlaceo, hanno dato origine nel tempo a definizioni correnti e curiose come: cristallo di gesso, specchio d'asino, pietra speculare, vetro di olearia, pietra di luna.

L'uso di questo materiale, conosciuto fin dai tempi più antichi (i Romani utilizzarono anche lastre di pietra speculare per le pareti del Circo Massimo a Roma per ottenere un piacevole candore) e usato come materiale da costruzione e decorazione, divenne una vera espressione artistica nel XVII secolo. Si iniziò ad impiegarlo per imitare con notevole perfezione le venature marmoree e le tarsie, poi con la scoperta della duttilità della meschia divenne un mezzo decorativo a sé stante capace di riunire varie tecniche artistiche come la pittura (con quadri e pannelli con vedute e paesaggi), l'incisione ( con le scagliole in bicromia o sanguigna) ed il modellato (con la scagliola plastica per camini e paliotti a rilievo).


Le prime notizie storiche sono concordi nel riscontrare una quasi certa contemporaneità nell'uso degli impasti colorati di scagliola, sul finire del '500 ed i primi del '600, sia in Germania che in Italia. Sicuramente però si può affermare che Carpi, in Emilia, nel secolo XVII fu il maggiore centro di diffusione di questa tecnica con la realizzazione di opere inizialmente in bianco e nero e poi policrome principalmente di committenza ecclesiastica.

Nel secolo XVIII Firenze e la Toscana suggellarono il pieno riconoscimento della scagliola, principalmente per merito di Enrico Hugford (1695-1771) monaco Vallombrosano che "dovecchè gli altri non seppero con essa [la scagliola] imitare che il colorito dei marmi, o qualche scherzosa immagine, egli perfezionandola nel pulimento, la ridusse ancora, quanto al disegno, a rappresentare tutto ciò che la prospettiva ed il pennello può inventar di più vago" (da Novelle Letterarie 1771).


Lavori in scagliola sono rintracciabili a Firenze oltre che agli Uffizi, Palazzo Pitti e Opificio delle Pietre Dure, nella chiesa di San Miniato al Monte ( ricostruzione ottocentesca di alcune colonne ) nell'Oratorio di San Tommaso d'Aquino ( rivestimenti parietali ) e nei dintorni come Settignano, nel Chianti, nel Valdarno, nella Valdisieve ( in questi casi come paliotti ), senza dimenticare l'Abbazia di Vallombrosa che conserva ancora molte opere di Hugford.

All'estero al Victoria and Albert Museum, al Louvre, all'Hermitage di San Pietroburgo e in collezioni private in USA ed Europa.


Nell'Ottocento, sempre a Firenze, con l'istituzione della cattedra all'Accademia e poi a Livorno con i fratelli Della Valle ci furono gli ultimi significativi esempi di questa lavorazione, riscoperta poi da Bianco Bianchi intorno al 1950.

Per imparare la tecnica e conoscere i materiali usati dagli antichi Bianco Bianchi iniziò a raccogliere pezzi antichi , tra cui anche numerosi frammenti, diversi per epoche e zone di produzione

La sua passione arrivò a formare una collezione oggi ritenuta la più completa esistente. Nel 1997 il Poligrafico dello stato realizza un libro sulla Scagliola ( Scagliola, l'Arte della Pietra di Luna- Anna Maria Massinelli- Editalia Roma ) riconoscendo così l'importanza della collezione stessa

La raccolta è stata inserita recentemente anche nelle guide rosse del Touring e nel catalogo dei Musei dell'Artigianato Italiani.

La "bottega" si dedica da sempre anche al restauro di antiche scagliole.


Tra le ultime esposizioni della collezione si segnala:

  • 2002 a Parigi - “Firenze e la Toscana a la Gare de Bercy Paris”

  • 2005 a Greve in Chianti - “I colori della Pietra di Luna”

  • 2006 Levante Fiorentino - “Scagliola inganno sublime”

  • 2010 a Castello di Belgioioso (Pavia) - “Le scagliole della collezione Bianco Bianchi”

  • 2010 ad Avellino - “Perle barocche – la collezione Bianco Bianchi”

  • 2013 a Firenze - “Alchimie di colori”


Tra le pubblicazioni, oltre a quella già citata del Poligrafico, si segnalano:

  • “Il fascino dell'illusione” - Sivia Botticelli – Ed. Edifir Firenze 2006

  • “Alchimie di colori, l'arte della scagliola” - Silvia Botticelli – Polistampa Firenze 2012


I Musei dell'Artigianato

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